Perversioni

In psicopatologia, il termine “perversione” viene sostituito con quello di “parafilia”, dal greco para παρά = “presso”, “accanto”, “oltre” e filia φιλία = “amore”, “affinità.

Le parafilie sono caratterizzate da ricorrenti e intensi impulsi, fantasie o comportamenti sessuali che implicano oggetti, attività o situazioni inusuali e causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa o di altre aree importanti del funzionamento.

Si parla di parafilia solo quando i comportamenti tendono ad essere ripetitivi e soprattutto sono quasi esclusivamente l’unica modalità di vivere la sessualità, ovvero l’unica modalità di raggiungere il piacere.

Ciò che caratterizzano  le parafilie sono l’esclusività del comportamento parafilico, (non riesco ad avere un rapporto sessuale senza pensare e/o mettere in pratica quella fantasia/impulso), la compulsività del comportamento e alla mancanza di consenso da parte dei partner sessuali.

Deve dunque manifestarsi come la forma di sessualità prevalente ed esclusiva, interferendo con la normale vita di relazione.

Clinicamente sono riconosciute otto maggiori forme di perversione sessuale:

    • esibizionismo (eccitazione sessuale tramite esposizione dei propri genitali, spesso durante attività masturbatorie, di fronte a una persona estranea che non se l’aspetta);
    • feticismo (eccitazione sessuale mediante l’uso di oggetti inanimati, spesso un articolo di biancheria intima femminile, o una scarpa, oppure una parte non genitale del corpo),
    • frotteurismo (eccitazione sessuale ottenuta col toccare o strofinarsi contro una persona non consenziente, attività effettuata spesso in luoghi pubblici affollati o sui mezzi di trasporto);
    • pedofilia (impulsi ed attività sessuali nei confronti dei bambini prepuberi);
    • masochismo (trarre godimento sessuale dall’essere sottoposto a sofferenze fisiche e psicologiche e umiliazioni da parte di altri);
    • sadismo (eccitazione sessuale derivante da atti reali e non simulati che implicano l’infliggere al partner umiliazioni, percosse o sofferenze);
    • feticismo da travestimento (impulsi sessuali provocati dal travestirsi con abiti del sesso opposto; tale categoria non va confusa col transessualismo, che è un esito del disturbo dell’identità di genere e non è quindi una parafilia);
    • voyeurismo (piacere sessuale derivato dallo spiare persone ignare mentre sono nude, in intimità, o durante i loro rapporti sessuali).

Tra le numerose perversioni sessuali (parafilie) più rare possiamo ricordare:

    • zoofilia (pratiche sessuali con animali);
    • necrofilia (investimento erotico in scene macabre, con rituali funerei fino a giungere in certi casi al congiungimento sessuale con cadaveri);
    • coprolalia o scatologia telefonica (eccitazione ottenuta con il pronunciare frasi oscene al telefono);
    • parzialismo (attenzione sessuale concentrata esclusivamente solo su una parte del corpo);
    • coprofilia (trarre eccitazione sessuale dalle feci);
    • urofilia o pissing (trarre eccitazione sessuale dalle urine);
    • clismafilia (utilizzo del clistere nelle attività erotiche).

Poiché le perversioni sessuali strutturate escludono la percezione della sofferenza e si presentano come una ricerca egosintonica del piacere, difficilmente determinano una richiesta di terapia contrariamente a quanto si verifica nelle patologie borderline con acting perversi, in cui la sofferenza e l’angoscia sono in primo piano.

Per questo motivo questi pazienti chiedono una terapia solo quando temono che la loro perversione possa esporli a pericoli o a sanzioni giuridiche. Nel caso in cui essi diventano angosciati perché percepiscono che il nucleo perverso sta per dominare la parte sana della personalità allora possono chiedere un aiuto e la psicoterapia in questo caso può rivelarsi fruttuosa.